Come funziona l'apparecchio invisibile - Studio Dentistico Calvi

Cos’è e come funziona l’apparecchio invisibile?

Sai che cos’è e come funziona l’apparecchio invisibile? L’applicazione di materiali plastici in odontoiatria risale agli inizi del XX secolo. Tra le tante innovazioni, nessuna è stata pioneristica quanto la terapia con gli allineatori trasparenti, introdotta per la prima volta nel mondo dell’odontoiatria da Align Technology più di 15 anni fa. Ma vediamo meglio insieme come funziona l’apparecchio invisibile!


Cos’è l’apparecchio trasparente?

Si tratta di un sistema di allineamento dentale quasi invisibile, sviluppato per trattare un vasto numero di problemi dentali con un’interferenza minima sul modo di parlare del paziente e sulle sue abitudini alimentari e igieniche. E con risultati clinicamente prevedibili, come dimostrano quelli ottenuti con oltre 6 milioni di pazienti in tutto il mondo.
Infatti, se fino a qualche tempo fa l’unica modalità per riallineare i denti erano i fastidiosi apparecchi dentali in metallo, negli ultimi anni, grazie alla tecnologia 3D, numerosi adulti e adolescenti, ma anche bambini, hanno potuto ritrovare il sorriso in maniera discreta grazie agli aligner trasparenti.
Una diffusione globale per questo apparecchio ortodontico che consente di ottenere il sorriso che hai sempre desiderato senza dover cambiare stile di vita. Un sistema ideale anche per tutti i giovani, meno attenti all’igiene dentale, che, grazie a questo strumento rimovibile, possono eliminare comodamente tutti i residui di cibo e placca o decidere di toglierlo nelle occasioni speciali.

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Come funziona l’apparecchio invisibile?

Il trattamento con l’apparecchio trasparente si basa su un’avanzata tecnologia digitale di immagini in 3D in grado di trasformare l’impronta dentale del paziente in una serie di aligner in polimeri trasparenti creati su misura. Ma vediamo nel dettaglio come funziona l’apparecchio invisibile!
Consiste in una serie programmata di allineatori trasparenti, realizzati con metodiche di simulazione di massima precisione e con materiale d’avanguardia (plastica termostampata), in grado di sviluppare movimenti ortodontici e risolvere problemi estetici e funzionali.
Ogni allineatore è programmato per compiere un movimento dentale di 0,2 mm. Sostituendolo ogni 15 giorni e seguendo l’ordine di progressione i denti si muoveranno fino alla posizione prestabilita.

Apparecchio trasparente: una soluzione per ogni caso!

Questo trattamento ortodontico permette di risolvere diverse tipologie di malocclusione e malposizionamento dentale: vediamoli insieme!

  • Morso aperto: può causare una masticazione insufficiente o dolorosa e addirittura problemi nell’articolazione temporo-mandibolare.
  • Morso crociato: in questo caso, uno o più denti superiori mordono la parte interna dei denti inferiori. Ciò può provare usura dei denti, malattie gengivali o perdita di densità ossea
  • Diastema: può causare problemi alle gengive (a causa della mancata protezione da parte dei denti), tasche parodontali e maggiori rischi di malattie parodontali.
  • Affollamento dentale: può peggiorare nel tempo e condurre all’accavallamento grave dei denti. Può causare accumulo di placca, carie dentali e aumentare le possibilità di malattie gengivali.
  • Morso profondo: può causare problemi o irritazione delle gengive, usura dei denti inferiori, dolore alla mandibola e problemi all’articolazione.
  • Morso inverso: può interferire sulla normale funzione di denti anteriori e molari con conseguente usura dentale. Inoltre, può provocare dolore alla mandibola e problemi all’articolazione.

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Faccette estetiche: cosa sono?

Faccette estetiche: cosa sono e a cosa servono?

L’estetica è un aspetto che riveste un ruolo importante nella moderna odontoiatria. Dato che sempre più pazienti desiderano un “sorriso perfetto”, i dentisti sono sempre più impegnati nella realizzazione di restauri altamente estetici, al fine di imitare al meglio una dentatura naturale. Tra i trattamenti più richiesti? Le faccette estetiche!
Ma vediamo di approfondire meglio insieme l’argomento!


Cosa sono le faccette estetiche?

Le faccette dentali sono sottilissime lamine in ceramica o porcellana che vengono utilizzate per coprire la superficie esterna dei denti. Il loro spessore arriva a sfiorare quello di una lente a contatto (0.3-0.7 mm). In questo modo le faccette avranno un aspetto molto naturale perché leggermente trasparenti, come i denti naturali. Inoltre, il bordo tra la sottile lamina ed il dente naturale è praticamente invisibile e questo conferisce al trattamento un’eccezionale resa estetica, molto superiore a quella di una corona.

A cosa servono le faccette estetiche?

Sono moltissimi i “difetti” che possono essere coperti dalle faccette dentali:

  • discromie, ovvero alterazioni cromatiche della superficie dentale
  • denti disallineati
  • profili rovinati da continuo sfregamento
  • diastemi, ovvero un eccessivo spazio tra i denti

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Quanto durano?

La durata stimata per le faccette dentali è di circa 10 anni, periodo che talvolta può anche essere maggiore se le lamine vengono mantenute correttamente.
Cosa fare quindi per curarle al meglio?

    • Mantenere una costante igiene orale, lavandosi i denti dopo ogni pasto per ridurre l’accumulo di placca e tartaro. 
    • Utilizzare regolarmente scovolino e filo interdentale. Si tratta di buone abitudini che garantiscono la corretta manutenzione quotidiana. 
    • Fare regolari sedute di igiene orale professionale 
    • Evitare il consumo eccessivo di alimenti acidi

 

Quali sono i vantaggi delle faccette dentali?

Assodato che la loro utilità chiave consiste nell’eliminare alla vista tutti i principali difetti estetici dei denti, è evidente che il loro principale beneficio risiede in un miglioramento generale dell’armonia del sorriso.
Tuttavia, tra i tanti vantaggi delle faccette estetiche vanno ricordati anche:
Denti più bianchi, grazie alla copertura di eventuali macchie
Miglioramento della masticazione causata da elementi dentali disallineati
• Possibilità di restituire la giusta lunghezza a denti erosi o consumati
Eliminazione delle discromie e delle macchie permanenti sui denti
Correzione dei diastemi, ossia della spaziatura eccessiva tra un elemento dentale e l’altro

Fa male mettere le faccette dentali estetiche?

L’applicazione delle faccette non è dolorosa ma c’è bisogno di più appuntamenti dal dentista per completare il lavoro. Si deve procedere alla preparazione dei denti per l’applicazione, poi si prende l’impronta e infine si cementano le faccette. In alcuni casi, inoltre, è possibile applicare le faccette dentali senza limare il dente, in completa assenza di dolore.

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Parodontite e malattie sistemiche: le connessioni

Parodontite e malattie sistemiche: i nuovi studi

Recentemente, numerosi studi clinici e sperimentali hanno evidenziato la presenza di una forte associazione tra parodontite e malattie sistemiche. I batteri patogeni che causano la parodontite, infatti, sono in grado di penetrare all’interno dei tessuti gengivali e da lì entrare nel circolo ematico. Questo può provocare patologie più o meno gravi anche in organi o apparati lontani da quello di partenza.
Ma vediamo di approfondire meglio insieme l’argomento!


Cos’è la parodontite?

Per parodontite si intende una grave infiammazione che coinvolge il parodonto, il sistema di supporto dei denti che mantiene le radici ancorate alle ossa mascellari.
La parodontite può causare gravi danni funzionali, fonatori ed estetici ed è la prima causa di perdita di denti in età adulta. Può essere causata da alcuni batteri specifici che provocano un’intensa risposta infiammatoria locale e colpiscono con maggiore incidenza alcune categorie di persone, sia per ragioni di predisposizione genetica, sia in conseguenza al loro stile di vita (ad esempio il fumo e le scorrette abitudini di igiene orale).
Anche lo stato di salute generale è un altro fattore che può aumentare il rischio di sviluppo di parodontite. Ad esempio, soggetti con diabete hanno un rischio tre volte superiore di sviluppare la malattia rispetto ai non diabetici.
Viceversa, si è notato che la parodontite può provocare gravi infezioni sistemiche quali ad esempio malattie cardiovascolari, patologie polmonari e complicanze della gravidanza (ma non solo).
Vediamo insieme le nuove scoperte in questo ambito!

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Parodontite e malattie sistemiche: le nuove evidenze

Questo campo ha visto un notevole sviluppo a partire dalla fine degli anni ‘80 quando un gruppo di cardiologi ha riscontrato un’associazione tra parodontite ed episodi cardiovascolari acuti. Da allora gli studi si sono moltiplicati.
Le ultime ricerche effettuate hanno messo in evidenza come la parodontite sia legata anche a patologie quali la malattia cronica renale, la maculopatia degenerativa e i tumori dell’esofago.

Parodontite e malattia cronica renale

Secondo una ricerca condotta dall’Università di Strasburgo, la parodontite è uno dei fattori di rischio della malattia cronica renale. Questa associazione potrebbe essere dovuta alla diffusione batterica e alla disseminazione nel flusso sanguigno di citochine dalla tasca parodontale.
Alcuni studiosi anche anche ipotizzato l’esistenza di un legame bidirezionale tra le due patologie, evidenziando diversi meccanismi biologici che caratterizzano la malattia renale e che potrebbero aggravare la parodontite.
La cosa importante è che i dati disponibili dimostrano gli effetti benefici del trattamento parodontale sulla progressione della malattia.

Parodontite e maculopatia

Secondo uno studio condotto dal Dental College of Georgia, i batteri responsabili della parodontite hanno un ruolo anche nello sviluppo delle alterazioni degenerative della retina.
Il Porphyromonas gingivalis, infatti,  uno tra i principali organismi che causano la malattia parodontale, sarebbe in grado di invadere le cellule epiteliali, i fibroblasti e le cellule dendritiche, provocando l’aumento dell’attività dei geni collegati alla degenerazione maculare senile.

Parodontite e tumori dell’esofago

Diverse ricerche avevano già sottolineato un legame tra parodontite e diversi tipi di cancro, in particolare i tumori del cavo orale e della testa. Un nuovo studio pubblicato su Cancer Research ha messo in evidenza come i tumori dell’esofago possano essere connessi a certi batteri presenti anche nella malattia parodontale.
Lo studio ha anche evidenziato come altre tipologie di batteri del cavo orale siano associate a un minor rischio di cancro: certe specie potrebbero avere un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo del cancro dell’esofago (risultato che comunque dovrà essere confermato da altre ricerche).

Hai notato sintomi quali sanguinamento, gonfiore o alitosi? Devi sapere che potresti soffrire di parodontite.
È importante intervenire tempestivamente. Contattaci per maggiori informazioni o per prenotare un appuntamento!

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Impianti dentali e fumo

Il fumo è nemico degli impianti dentali

La dipendenza da tabacco e nicotina è un problema che affligge molte persone. Il fumo, oltre a essere un serio pericolo per la salute generale, aumenta anche il rischio di insuccesso degli impianti dentali, in particolare nelle settimane immediatamente successive all’intervento.
Leggi l’articolo per saperne di più!


Gli effetti del fumo sul cavo orale

Il fumo è uno dei fattori di rischio principali per diverse patologie. Di solito, quando si pensa ai danni che il fumo produce sui denti, il pensiero corre alle macchie di nicotina e all’alitosi. In realtà i danni causati dal fumo possono risultare molto più gravi: oltre a favorire l’aumento di deposito di placca, il fumo riduce anche la presenza di ossigeno, favorendo la sopravvivenza dei batteri più aggressivi e provocando di conseguenza l’infiammazione delle gengive. Nei fumatori, infatti, la possibilità di trovarsi a doversi confrontare con patologie quali la gengivite e la parodontite aumenta di 3 volte rispetto a chi non fuma. Inoltre, la parodontite ha un decorso molto più veloce nei fumatori e la sua diagnosi in tempi utili risulta molto più complessa. Questo dipende dal fatto che il fumo causa il restringimento dei vasi sanguigni, comportando così l’assenza di sanguinamento delle gengive.
Un altro aspetto da tenere ben presente è che il tabacco riduce le difese immunitarie e la produzione di saliva, la quale è un grande alleato nella pulizia dei denti e del cavo orale.

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Lo studio

Ma c’è di più! Uno studio pubblicato sul Journal of Dentistry sostiene che il fumo incide negativamente sul successo degli impianti dentali. Fra i fumatori accaniti, infatti, il rischio di fallimento è il doppio rispetto a chi non fuma.
Inoltre il fumo aumenta anche il rischio che, successivamente, l’impianto si ammali.
Bisogna però precisare che per fumatori accaniti si intendono coloro che fumano oltre 10 sigarette al giorno.
Vediamo di approfondire meglio insieme l’argomento!

Fumo e impianti dentali: le conseguenze

Per osteointegrazione si intende quel processo mediante il quale un impianto dentale si integra perfettamente nell’osso mascellare o mandibolare.
Secondo lo studio, nei fumatori accaniti il rischio di una mancata osteointegrazione dell’impianto arriva addirittura ad essere fino a 5 volte maggiore se è presente anche una condizione di parodontite non controllata.
Questo perché la nicotina riduce l’apporto di sangue nella zona del nuovo impianto, danneggiando il tessuto osseo e incidendo quindi negativamente sul processo di osteointegrazione. Anche la guarigione risulterà molto più lenta e la cicatrizzazione tarderà a presentarsi.
Oltre a una mancata capacità dell’impianto di attecchire, in questi soggetti aumenta anche del 50% il rischio di una successiva perimplantite, ovvero un’infiammazione che colpisce i tessuti intorno all’impianto osteointegrato e che porta ad una perdita del tessuto osseo di sostegno.
Sono quindi tre i fattori che concorrono ad aumentare il rischio di fallimento dell’impianto in chi fuma:

  • aumentata infiammazione gengivale e riduzione delle difese immunitarie
  • aumentata attività del microcircolo sanguigno che rende più difficile l’osteointegrazione e la rimarginazione delle ferite 
  • il maggior rischio di perimplantite e quindi di problemi all’impianto.

Insomma, evitare di iniziare a fumare o perdere il vizio è senza dubbio un’ottima idea se quello a cui aspiri è tutelare la salute dei tuoi denti.
Per maggiori informazioni o per prenotare un appuntamento non esitare a contattarci!

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Impianto dentale 1

Impianto dentale: le domande più frequenti

L’edentulia, cioè la mancanza totale o parziale dei denti, comporta conseguenze sia estetiche sia relative alla nostra salute in generale. Per sopperire a questa mancanza è possibile però colmare il vuoto lasciato dal dente perso attraverso l’inserimento di un impianto dentale.
Vediamo di approfondire meglio insieme l’argomento e rispondere alle domande più frequenti sull’implantologia dentale.


Cos’è un impianto dentale?

Un impianto dentale è una radice artificiale in titanio che, mediante un processo definito osteointegrazione (che dura dai 3 ai 6 mesi), permette la sostituzione di uno o più denti persi. Attraverso poi l’applicazione di una protesi fissa, permette di riprodurre alla perfezione l’aspetto e le funzionalità di un dente naturale.
Le parti che costituiscono un impianto sono tre:

  • la vite endossea che viene inserita all’interno dell’osso e che svolge la stessa funzione della radice naturale del dente: garantisce forza alla masticazione e stabilità dentale
  • l’abutment ovvero l’elemento di raccordo tra la vite endossea e la protesi dentaria
  • la protesi dentaria cioè la parte visibile dell’impianto che sostituisce il dente vero e proprio

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I diversi metodi per sostituire i denti persi

  • Implantologia tradizionale
  • Implantologia a carico immediato: si tratta di una metodica che permette di inserire l’impianto dentale e, nella stessa seduta, posizionare una protesi provvisoria. Con le normali tecniche implantologiche a carico differito infatti era necessario aspettare dai 3 ai 6 mesi prima dell’inserimento della protesi.
  • Implantologia computer guidata: è una tecnica innovativa che prevede l’utilizzo del computer per forare gengiva e osso. Attraverso una pianificazione al computer viene elaborata una guida che il dentista utilizza durante l’operazione chirurgica. I vantaggi sono precisione millimetrica e quindi una notevole riduzione del dolore, del taglio e del sanguinamento oltre a tempi di esecuzione ridotti.
  • Implantologia su 4 o 6 impianti: questa tecnica prevede l’inserimento di una protesi unica per tutta l’arcata utilizzando solamente 4 o 6 impianti dentali attraverso una procedura a carico immediato.

Quanto dura un impianto dentale?

Purtroppo non è possibile dare una risposta certa circa la durata di un impianto dentale perché i fattori che vi incidono sono davvero molti. Possiamo dire però che, in media, un impianto duri circa 10 anni ma la stragrande maggioranza dei professionisti sostiene che un impianto dentale possa durare anche 20 anni, se non tutta la vita. È importante mantenere però una corretta e costante igiene orale abbinata ad uno stile di vita sano.

Inserire un impianto dentale fa male?

Sarebbe alquanto discutibile affermare che questo tipo di intervento non provochi alcun disturbo. Grazie alle nuove tecnologie però, solitamente, il dolore provato è equiparabile ad un leggero fastidio temporaneo.
Pur essendo effettuato in anestesia locale, infatti, è da ricordare che l’inserimento di un impianto dentale è pur sempre un intervento chirurgico.
Si tratta comunque di un’operazione molto meno invasiva e dolorosa dell’estrazione di un dente, dell’otturazione di una carie e persino della devitalizzazione di un nervo.

Quanto costa un impianto dentale?

A questa domanda la risposta più corretta è: dipende. A seconda infatti delle condizioni iniziali del paziente si valuteranno diversi tipi di intervento e di materiali da utilizzare. È indispensabile tuttavia non lasciarsi ingannare dalle offerte low cost, soprattutto estere, ma affidarsi a uno studio certificato e scegliere una soluzione personalizzata: l’arcata dentale è infatti unica in ogni individuo.

Hai perso uno o più denti? Non esitare a contattarci: il nostro team di esperti sarà felice di trovare la soluzione più adatta a te!

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Parodontite e diabete: il legame

Parodontite e diabete: la correlazione da tenere sotto controllo

I rapporti tra parodontite e diabete sono stati dimostrati da molti studi clinici ed è ormai accertata l’esistenza di una correlazione diretta e biunivoca tra le due malattie, tanto è vero che trattare la parodontite consente di ottenere miglioramenti dei parametri di laboratorio e clinici sul diabete e viceversa.
Ma vediamo di approfondire meglio insieme l’argomento.


Cos’è la parodontite?

La parodontite, o piorrea, è una patologia infettiva causata da batteri che aggrediscono le strutture di sostegno dei denti provocando un’infiammazione cronica.
Il disturbo ha molteplici cause: tralasciando il fattore genetico che può incidere molto sulla manifestazione della malattia, essa può insorgere anche a causa di alcune cattive abitudini. Tra i sintomi principali, l’alitosi e il sanguinamento gengivale.
La parodontite è la sesta malattia più diffusa al mondo, nella sua forma grave affligge circa il 12% della popolazione mondiale (800 milioni di individui) ed è è la principale causa di perdita dei denti.

Cos’è il diabete?

Il diabete è una malattia metabolica che evolve in una condizione patologica complessa e potenzialmente grave e che ha alla base uno stato di iperglicemia cronica (il glucosio nel sangue ha livelli alti e superiori alla norma). Tra le sue cause principali troviamo un’alimentazione eccessivamente calorica, la sedentarietà e il fumo.

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Quale correlazione esiste tra parodontite e diabete?

Il diabete e la parodontite sono due patologie correlate al punto che è stata teorizzata una relazione a due vie: il soggetto con diabete ha una tendenza a sviluppare parodontite e il soggetto con parodontite ha una tendenza a sviluppare il diabete. Essendo legate da una relazione di causa-effetto, se non adeguatamente trattate, le due patologie sono in grado di causare gravi complicazioni ai soggetti colpiti mentre, se correttamente diagnosticate, è possibile gestirle innescando reciproci miglioramenti.

Il Diabete come fattore di rischio per la Parodontite

La prevalenza della parodontite in chi ha il diabete è il doppio/triplo rispetto a chi non ce l’ha. Si conta infatti che nel mondo circa il 6,4% della popolazione sia affetta da diabete e che la parodontite sia la sesta complicanza dovuta a questa malattia. Ciò significa che ha un’incidenza di comparsa pari al 75% nei pazienti diabetici rispetto ai soggetti sani.
La maggiore suscettibilità alla parodontite nei diabetici è dovuta alla risposta immunitaria alterata verso i batteri presenti nella placca batterica e al fatto che i batteri si moltiplicano più velocemente in presenza di maggiori quantità di glucosio.

La Parodontite come fattore di rischio per il Diabete

La relazione tre le due patologie è dimostrata anche al contrario: la parodontite infatti aumenta la possibilità di sviluppare il diabete. Il rischio di sviluppare la malattia cresce sino al 30% per coloro che soffrono di problemi parodontali. Questo perché patologie a carico delle gengive rendono più difficile il controllo della glicemia e aumentano il rischio di sviluppare diabete.
Inoltre, in caso di perdita dei denti, il paziente vede compromessa la propria capacità di masticazione e finisce col prediligere cibi ad elevato indice glicemico (pasta, riso, frutta), con un evidente impatto negativo sul compenso glico-metabolico.

La diagnosi delle due patologie è fondamentale per agire e impedire lo sviluppo e la progressione di parodontite e diabete ed evitare gravi complicazioni.
Inoltre, i pazienti diabetici dovranno sottoporsi a controlli d’igiene orale professionale con più frequenza perché, in caso di diabete, denti e gengive si rovinano più facilmente, dando luogo ad infezioni che possono a loro volta innalzare la glicemia.

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Parodontite: novità

Sinusite mascellare? Può essere causata da problemi ai denti

La sinusite può anche essere causata da un problema dentale? Ebbene sì, lo spiega Cristiano Tomasi, Associato presso il dipartimento di Parodontologia all’Università di Göteborg e membro della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIDP).
In questi caso si parla di sinusite mascellare odontogena, che non può essere curata con gli antibiotici ma vede necessario l’intervento dell’odontoiatra.
Ma vediamo insieme di cosa si tratta e come curarla.


Sinusite mascellare: cos’è?

La sinusite è una malattia infiammatoria delle cavità localizzate intorno al naso e agli occhi, definite seni paranasali. La malattia si sviluppa di norma in seguito ad un’infezione batterica che porta all’ostruzione dei dotti che mettono in comunicazione il seno mascellare con la cavità nasale. La causa più frequente è  un’infezione a carico delle vie respiratorie alte, ma non tutti sanno che la sinusite può avere anche origine da una problematica dentale. In questo caso si parla di sinusite mascellare odontogena.
Spesso infatti le radici di molari e premolari superiori finiscono proprio in prossimità con il seno mascellare. Se uno di questi denti si infetta, l’infezione può facilmente diffondersi fino al seno mascellare.
La sinusite mascellare odontogena può quindi insorgere in seguito ad un’infezione propagatasi lungo il canale radicolare.


Sinusite mascellare: trattamento e cause

L’infezione del dente è spesso asintomatica e questo rende più difficile la corretta diagnosi di questo tipo di sinusite.
Come detto in precedenza, la cura con antibiotici non serve a niente se non si rimuove il problema dentale che l’ha causata. La soluzione, quindi, è intervenire sul dente infetto anche con la devitalizzazione se necessario, cioè l’eliminazione della polpa dentale.
La sinusite mascellare odontogena può essere anche causata da:
– una parodontite grave, ossia quando si crea una tasca gengivale talmente profonda che arriva fino al seno mascellare
– da un impianto dentale installato in prossimità del seno e che sviluppa una peri-implantite
– da l’estrazione di uno dei denti superiori se, appunto, c’è una comunicazione tra cavità orale e seno mascellare

Cos’è la devitalizzazione?

Facile, rapida e indolore, la devitalizzazione permette di bloccare l’infezione in atto e mantenere il dente nella sua posizione senza doverlo estrarre.
La devitalizzazione è necessaria quando ci sono dei danni alla polpa dentaria (la parte interna del dente) provocati da carie, fratture o problemi parodontali. L’odontoiatra interviene all’interno del dente, dove si trova la polpa dentale, privando i canali delle terminazioni nervose e quindi bloccando il dolore.
L’operazione comincia proteggendo la bocca con una speciale diga di gomma che permette l’isolamento del dente e la protezione del resto della bocca evitando la dispersione dell’infezione batterica. Dopodiché, si procede a “svuotare” i canali del dente. Una volta disinfettato l’interno verrà poi riempito con un materiale biocompatibile e sigillato.
In un secondo momento il dente devitalizzato verrà incapsulato con un corona in ceramica o con un intarsio per prevenire il rischio di una frattura del dente stesso, complicanza molto comune nei denti devitalizzati.

Se pensi di soffrire anche tu di sinusite mascellare odontogena non esitare a contattarci!
Il nostro team di esperti sarà a tua completa disposizione per aiutarti a risolvere ogni tuo tipo di disturbo.

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Parodontite e alzheimer: il legame

Gengive sane: proteggi la salute del tuo corpo

Esiste un legame tra la parodontite e l’Alzheimer?

Un recente studio suggerisce che potrebbe esistere un legame tra gengive sane e Alzheimer. Mantenere le proprie gengive in salute, infatti, aiuterebbe a difendere il corpo dalla comparsa di disturbi e malattie come l’Alzheimer.

Vediamo insieme di cosa tratta la ricerca e quale correlazione esiste tra parodontite e Alzheimer.


La ricerca

L’Alzheimer si può prevenire anche dal dentista.
Sì, perché un recente studio dell’European Federation of Periodontology (EFP) sostiene che chi soffre di parodontite è più esposto al rischio di sviluppare la malattia neurodegenerativa. Le due condizioni infatti condividono diversi fattori di rischio tra cui diabete, fumo e arteriosclerosi.
La colpa sarebbe imputabile a un batterio, il Porphyromonas gingivalis, responsabile dell’infiammazione alla bocca, che una volta raggiunto il cervello potrebbe aprire la strada però anche allo sviluppo di alcune forme di demenza.
In generale questo batterio non è pericoloso, anche se può diventare responsabile della parodontite che a sua volta, se non trattata, può causare la perdita dei denti.
Tra i vari indizi a sostegno della tesi, vi è il fatto che le colonie del batterio sono state ritrovate nel cervello post-mortem di pazienti affetti da Alzheimer, in concentrazioni quadruple rispetto a quelle misurate nel cervello di individui di controllo senza demenza.

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Ulteriori prove

Per dimostrare l’associazione tra malattia e agente patogeno, gli studiosi hanno condotto un’ulteriore ricerca sui topi da laboratorio.
I ricercatori hanno hanno indotto la parodontite in 10 topi osservandone le conseguenze su altri organi. Dopo 22 settimane di iniezioni continue di batteri nella bocca delle cavie, è stato osservato che gli animali esposti per lunghi periodi ai batteri che provocano l’infezione dentale, subiscono una degenerazione dei neuroni cerebrali simile a quella a cui vanno incontro gli esseri umani affetti da Alzheimer.
Ma non solo. È stata osservata anche la presenza di enzimi – chiamati Gingipain – prodotti dal batterio, che sarebbero alla base della neurodegenerazione e che arriverebbero al cervello risalendo i nervi cranici.


L’importanza di una corretta igiene orale

Nonostante tra le cause della parodontite ci siano anche i fattori ereditari, questo disturbo si può prevenire adottando una costante e corretta igiene orale. Soprattutto nei soggetti che presentano una predisposizione genetica alle demenze e Alzheimer, mantenere le gengive sane risulta essere particolarmente importante. Il modo migliore per prevenire la crescita fuori controllo del batterio è quello di lavarsi i denti e passare il filo interdentale regolarmente, oltre che sottoporsi a una seduta di igiene orale professionale ogni sei mesi.

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[blockquote text="E ricordati che dalla salute della bocca dipende la salute anche di altri organi, cervello compreso." show_quote_icon="yes" width="1200" line_height="20" text_color="#000000"]