Sensibilità dentale | Studio Dentistico Calvi

A cosa è dovuta la sensibilità dentale?

Hai mai provato dolore o disagio acuto mangiando il gelato o una zuppa calda? Se è così, non sei solo. Sebbene il dolore causato da cibi caldi o freddi possa rivelare la presenza di una carie, è comune anche nelle persone che hanno i denti sensibili. Vediamo quali sono le cause della sensibilità dentale e come trattarla.


La sensibilità dentale è letteralmente ciò che il suo stesso nome suggerisce: dolore o fastidio ai denti come risposta a determinati stimoli, come temperature calde o fredde.
Può essere un problema temporaneo o cronico e può interessare un dente, più denti o tutti i denti di un singolo individuo. Può avere diverse cause, ma la maggior parte dei casi di sensibilità è facilmente curabile modificando le abitudini di igiene orale.

Sensibilità dentale: i sintomi

Chi ha i denti sensibili avverte dolore o disagio in risposta a determinati fattori scatenanti, tra cui troviamo:

  • cibi e bevande calde
  • cibi e bevande fredde
  • aria fredda
  • cibi e bevande dolci
  • cibi e bevande acidi
  • acqua fredda
  • lavarsi i denti e passare il filo interdentale
  • collutori a base di alcool

I sintomi possono andare e venire nel tempo senza una apparente ragione diretta e possono variare da lievi a intensi.

Le cause dei denti sensibili

Alcune persone hanno naturalmente i denti più sensibili di altri a causa dello smalto più sottile. Lo smalto è lo strato esterno del dente che lo protegge e in molti casi può essere consumato da:

  • eccessiva aggressività nel lavarsi i denti
  • setole dello spazzolino troppo dure
  • digrignamento dei denti (sia notturno che diurno)
  • regolare consumo di cibi e bevande acidi

 

A volte, altre condizioni possono portare alla sensibilità dei denti. Il reflusso gastroesofageo, ad esempio, può causare la fuoriuscita di acido dallo stomaco e dall’esofago e può logorare i denti nel tempo.
La recessione gengivale può lasciare sezioni del dente esposte e non protette, causando anche sensibilità.
Carie, denti rotti o scheggiati e otturazioni o corone usurate possono lasciare esposta la dentina, causando sensibilità. Se questo è il caso, probabilmente sentirai sensibilità solo in un particolare dente o regione della bocca.
I tuoi denti potrebbero essere temporaneamente sensibili a seguito di trattamenti come otturazioni, corone o sbiancamento dentale. In questo caso, la sensibilità sarà anche limitata a un dente o ai denti che circondano il dente che ha ricevuto un intervento odontoiatrico. Il fastidio dovrebbe attenuarsi in modo naturale dopo qualche giorno.

Come trattare la sensibilità dentale

Scegli un dentifricio specifico per i denti sensibili: questi dentifrici non contengono ingredienti irritanti e potrebbero contenere ingredienti desensibilizzanti che aiutano a bloccare il disagio che corre dal nervo del dente.
Quando si tratta di collutorio, scegli un collutorio senza alcol, poiché sarà meno irritante per i denti sensibili.
Anche l’uso di spazzolini da denti più morbidi abbinati a una spazzolatura più delicata può aiutare.
Se i trattamenti domiciliari non funzionano o la sensibilità è troppo acuta e prolungata ti consigliamo di prenotare un appuntamento nel nostro studio per verificare lo stato di salute dei tuoi denti.


Prurito alle gengive | Studio Dentistico Calvi

Perché hai prurito alle gengive?

Il prurito alle gengive non può certo considerarsi un disturbo preoccupante ma se persiste può essere davvero fastidioso: spesso si manifesta inizialmente con una sensazione di leggero solletico sulle gengive per poi trasformarsi in una fonte di disagio per tutto il cavo orale. Cerchiamo di indagare le possibili cause del prurito e i trattamenti indicati.


Prurito alle gengive: le cause

Accumulo di placca

La placca è quel sottile film composto di residui di cibo e batteri che si accumula sui denti nel tempo ed è causa principale di molti dei problemi che affliggono denti e gengive. Se non ti lavi i denti nel modo corretto e non dedichi la giusta attenzione all’igiene orale quotidiana la placca può dare origine a irritazione e sanguinamento delle gengive. L’irritazione si può manifestare anche con una sensazione di prurito diffuso sul tessuto gengivale.

Gengivite

Abbiamo già avuto modo di analizzare i sintomi della gengivite in un precedente articolo. La scarsa igiene orale incoraggia la formazione di accumuli di placca sui denti e i tessuti gengivali che circondano il dente si infiammano. Un sintomo poco noto della gengivite, perché molto meno frequente, è proprio il prurito alle gengive. In caso di gengivite, e di malattia parodontale in senso più ampio, la parola d’ordine è sempre “tempestività”: se riconosci i primi sintomi della gengivite fissa subito una visita di controllo per evitare che evolva nella sua forma più acuta, la parodontite.

Digrignamento dei denti

Il bruxismo, meglio noto come “digrignamento dei denti”, è quel fenomeno che avviene quando si sfregano i denti dell’arcata superiore con quelli dell’arcata inferiore o quando si stringono i denti con forza a causa di una contrazione involontaria dei muscoli implicati nella masticazione. Il bruxismo, se non trattato, può provocare l’usura delle gengive che irritate possono generare la sensazione di prurito. Fortunatamente il bruxismo è un disturbo che possiamo facilmente risolvere dopo una visita in studio.

Reazioni allergiche 

Alcuni farmaci hanno come effetto collaterale il prurito alle gengive. Nella maggior parte questo prurito sparisce da solo con il tempo ma se dovesse persistere è ovviamente opportuno consultare il medico.
Tra le cause del prurito alle gengive non è da escludere la possibile reazione allergica causata da un alimento a cui non sapevi di essere allergico.

Sbalzi ormonali

Le donne durante la gravidanza, il ciclo mestruale o la menopausa possono avvertire prurito alle gengive a causa di un cambiamento nei loro livelli ormonali. Spesso a questo si accompagnano altri sintomi orali quali sensibilità, sanguinamento o dolore alle gengive.

Lesioni alle gengive

Se le gengive hanno subito un trauma (per esempio una ferita), sono state interessate da un’estrazione dentale (come nel caso del dente del giudizio) o sono colpite da una piaga potresti avvertire una sensazione di prurito durante la fase di guarigione. In questo caso si tratta di una normale fase del processo di guarigione e quindi non c’è da preoccuparsi.

Dispositivi dentali che non si adattano

Le protesi che non si adattano bene potrebbero causare una sensazione di prurito alle gengive: questo a causa dello spazio che si può creare tra la gengiva e la dentiera in cui si accumulano batteri e residui di cibo.
Anche gli apparecchi ortodontici possono essere fonte di irritazione e prurito.

Cosa fare in caso di prurito persistente?

A seconda di quale sia l’origine del prurito tra quelle sopra descritte si interverrà con il trattamento opportuno. Per esempio:

  • nel caso di una reazione allergica potrebbe essere necessario prendere un antistaminico su consiglio del medico
  • in casi di prurito lieve e di breve durata potrebbe essere sufficiente sciacquare la bocca con acqua fredda per alleviare l’irritazione

 

Nel caso, però, il prurito sia persistente (più di 3-5 giorni) ti consigliamo di prenotare un appuntamento nel nostro studio per verificare le condizioni delle tue gengive.


Gengivostomatite | Studio Dentistico Calvi

Gengivostomatite: come si cura

La gengivostomatite colpisce soprattutto i bambini ma può verificarsi anche in età adulta. Cerchiamo di delineare un profilo del disturbo individuandone le cause e i sintomi per capire poi come si può curare.


Che cos’è?

La gengivostomatite è una comune infezione della bocca e delle gengive. I sintomi principali sono gonfiore della bocca o delle gengive. Si può manifestare in associazione a lesioni che ricordano le afte. Questo disturbo può essere il risultato di un’infezione virale o batterica ed è spesso associato a una scarsa attenzione verso l’igiene orale.
La gengivostomatite è particolarmente comune nei bambini. I bambini con gengivostomatite possono sbavare e rifiutarsi di mangiare o bere a causa del disagio (spesso grave) causato dalle piaghe. Possono anche sviluppare febbre e presentare i linfonodi ingrossati.

Ti suggeriamo di rivolgerti al nostro studio o a un medico se:

  • i sintomi peggiorano o persistono per più di qualche giorno
  • tuo figlio ha febbre o mal di gola
  • tuo figlio si rifiuta di mangiare o bere

Da cosa è causata?

La gengivostomatite può verificarsi a causa di:

  • virus dell’herpes simplex di tipo 1 (HSV-1), il virus che causa l’herpes labiale
  • coxsackievirus, un virus spesso trasmesso toccando una superficie o la mano di un individuo contaminata da feci (questo virus può anche causare sintomi simil-influenzali)
  • alcuni batteri (Streptococcus, Actinomyces)
  • scarsa igiene orale (non usare il filo interdentale e non lavarsi i denti regolarmente)

Quali sono i sintomi della gengivostomatite?

I sintomi della gengivostomatite possono essere più o meno acuti.
I più comuni sono:

  • piaghe sulle gengive o all’interno delle guance (come le afte, sono grigiastre o gialle all’esterno e rosse al centro)
  • alito cattivo
  • febbre
  • gengive gonfie e sanguinanti
  • linfonodi ingrossati
  • eccessiva produzione di bava, soprattutto nei bambini piccoli
  • una sensazione generale di malessere
  • difficoltà a mangiare o bere a causa di fastidio alla bocca e nei bambini rifiuto di mangiare o bere

Gengivostomatite nei bambini

I bambini con gengivostomatite a volte rifiutano di mangiare o bere e questo può indurre alla disidratazione, i cui sintomi includono:

  • bocca secca
  • pelle secca
  • vertigini
  • stanchezza
  • stipsi

 

Fissa subito una visita se hai notato che il tuo bambino dorme più del solito o non è interessato alle sue solite attività e si rifiuta di mangiare o bere.

Gengivostomatite: come si cura

Le piaghe da gengivostomatite di solito scompaiono entro due o tre settimane senza trattamento.
Ci sono alcune semplici istruzioni da seguire per alleviare il disagio:

  • se prescritti, prendi gli antibiotici o i medicinali indicati
  • sciacqua la bocca con un collutorio perossido di idrogeno o lidocaina che puoi trovare anche in farmacia oppure crea una soluzione mescolando 1/2 cucchiaino di sale in una tazza d’acqua
  • segui una dieta sana evitando cibi molto piccanti, salati o acidi perché questi alimenti possono irritare le piaghe

 

Continua a lavarti i denti e le gengive, anche se fa male: se trascuri la quotidiana igiene orale i sintomi potrebbero peggiorare. Spazzolare delicatamente con uno spazzolino morbido renderà lo spazzolamento meno doloroso.
Fissa subito una visita nel nostro studio se sospetti l’insorgenza della gengivostomatite.


Rivelatore di placca | Studio Dentistico Calvi

Il rivelatore di placca: cos'è e perché usarlo

Lavarsi i denti almeno 2 volte al giorno e utilizzare il filo interdentale quotidianamente sono le armi più importanti per prevenire le malattie gengivali e qualsiasi problema legato ai denti. L’obiettivo è rimuovere la maggior quantità possibile di placca batterica, il biofilm sottile responsabile delle patologie a carico di denti e gengive. Ma come fai a sapere che i tuoi sforzi sono realmente efficaci? Con il rivelatore di placca!


Hai appena finito di lavarti i denti e hai anche passato il filo interdentale: come fai a sapere se hai fatto un buon lavoro e svolto un’igiene profonda? Passare la lingua sui denti generalmente può darti delle indicazioni molto utili: se scorre sui denti senza incontrare ostacoli e la superficie ti sembra liscia allora sei un virtuoso dello spazzolino; se, invece, al tatto i denti appaiono ruvidi e riesci ancora a percepire la presenza di piccoli residui di cibo allora dovresti ripetere l’operazione dedicando un’attenzione maggiore.
Questo “test della lingua“, come viene definito in modo colloquiale, ti dà solo un’idea approssimativa di quanto bene stai rimuovendo la placca, il sottile film batterico che si forma sui denti e che è la causa principale dei più comuni problemi dentali. La placca può essere davvero subdola: si “nasconde” negli angoli e nelle fessure delle superfici masticatorie dei denti, intorno al bordo gengivale e tra i denti.

Rivelatore di placca: che cos’è?

Allora, come fai a sapere se stai effettivamente eliminando la placca? Un modo efficace è quello di utilizzare un rivelatore di placca. Un agente rivelatore di placca è una formulazione che, quando applicata sui denti, tingerà temporaneamente di un colore ben visibile la placca batterica presente.
Questo prodotto per l’igiene dentale che puoi facilmente acquistare in farmacia, si trova sotto forma di:

  • tampone
  • compresse o pastiglie
  • soluzione orale

 

Nessuna delle sostanze coloranti presente negli agenti è in alcun modo nociva per l’essere umano.

Come si usa il rivelatore di placca?

Dopo aver lavato accuratamente i denti (ti ricordiamo che è sempre preferibile impiegare dai 2 ai 3 minuti per lo spazzolamento) e aver passato il filo interdentale, l’agente che hai scelto seguendo le semplici istruzioni indicate:

  • il tampone (simile a un cotton fioc) va passato con attenzione su tutte le superfici dei denti
  • le pastiglie, sicuramente il metodo di rilevazione più usato, vanno fatte sciogliere in bocca distribuendo la saliva sulla superficie dei denti per almeno 30 secondi; una volta concluso il processo di distribuzione si può sputare e verificare allo specchio la presenza della placca evidenziata dalla colorazione
  • la soluzione orale è simile a un collutorio con cui effettuare un risciacquo di almeno 30 secondi che poi andrà sputato per poter vedere allo specchio la placca rivelata

 

In commercio potrai trovare anche rivelatori di placca a doppia colorazione per distinguere la placca più vecchia da quella più recente.

A cosa serve?

La colorazione della placca non solo ti aiuta a vedere quanto bene hai usato spazzolino filo interdentale, ma può anche mostrare le aree che necessitano di una igiene più accurata. Ad esempio, se noti che la colorazione si concentra sul bordo gengivale, ciò potrebbe significare che lo spazzolino non raggiunge in modo efficace in quell’area. In questo modo, puoi sfruttare il rivelatore di placca perfezionare la tua igiene orale quotidiana.
La colorazione svanisce in poche ore, quindi ti consigliamo di programmare l’operazione in un giorno in cui sai di rimanere a casa.

L’igiene professionale allo Studio Dentistico Calvi

Il test più importante rimane comunque la seduta di igiene professionale da effettuare una volta ogni sei mesi e che potrà valutare davvero l’efficacia dell’igiene orale domiciliare. Contattaci per prenotare la tua prossima pulizia dei denti!


Riassorbimento dentale | Studio Dentistico Calvi

Riassorbimento dentale: cause e sintomi

Riassorbimento dentale è un termine che viene impiegato per descrivere un tipo comune di lesione o irritazione dentale che causa la perdita di una o più parti di un dente. Vediamo quali sono i sintomi del riassorbimento e da che cosa è causato.


Che cos’è il riassorbimento dentale?

Il riassorbimento può interessare molte parti di un dente, tra cui:

  • polpa interna
  • cemento, che copre la radice
  • dentina, che è il secondo tessuto più duro sotto lo smalto
  • radice

 

Si sviluppa spesso all’esterno del dente, spostandosi poi verso l’interno.
Oltre alla perdita di una parte o di più parti di uno stesso dente, potresti notare gonfiore alle gengive e macchie rosa o scure sui denti. Tuttavia, i sintomi del riassorbimento non sono sempre facili da notare.

Le due tipologie di riassorbimento dentale

A seconda di dove si verifica la perdita di elemento dentario, possiamo classificare due tipologie di riassorbimento dentale: quello interno e quello esterno. Il riassorbimento esterno è spesso più facile da vedere rispetto a quello interno perché avviene sulla superficie esterna di un dente.

  • Riassorbimento interno: il riassorbimento interno colpisce, appunto, la parte interna del dente. È molto meno comune del riassorbimento esterno e il più delle volte colpisce gli uomini. È più frequente nelle persone che hanno denti che hanno subito un intervento di chirurgia orale importante, come il trapianto dei denti. Molte persone non sono consapevoli di avere un riassorbimento interno perché colpisce solo i tessuti all’interno di un dente. Per rilevarlo sarà necessario un esame radiografico che mostri le parti più interne del dente: sulla radiografia il dente con riassorbimento interno mostrerà macchie scure dove manca il tessuto.
  • Riassorbimento esterno: il riassorbimento esterno è molto più comune del riassorbimento interno. Può colpire qualsiasi parte dell’area esterna del dente, dalle radici al cemento. Alla vista il riassorbimento esterno si presenta come un foro o una scheggiatura. Il riassorbimento radicolare, cioè quello che colpisce le radici di un dente, esaminato ai raggi X apparirà come un accorciamento delle lunghezze delle radici e un appiattimento delle loro punte.

Quali sono le cause del riassorbimento dentale?

Diverse sono le cause che possono dare origine al riassorbimento di un dente.
Il riassorbimento esterno è spesso causato da lesioni alla bocca e ai denti che causano gonfiore e perdita di osso e tessuti intorno al dente. Tali lesioni possono verificarsi, per esempio, dall’uso prolungato di apparecchi ortodontici tradizionali, dal digrignamento dei denti o dallo sbiancamento dentale.
Molto spesso il riassorbimento interno è causato da un trauma fisico a un dente o dal rigonfiarsi della parte interna di un dente a causa di una carie non trattata.
Tuttavia, le cause esatte del riassorbimento dei denti non sono ben comprese.

Quali sono i sintomi del riassorbimento dentale?

Il riassorbimento dei denti non sempre presenta sintomi evidenti e facilmente riconoscibili. In molti casi le persone possono non notare il riassorbimento anche per anni.
Tuttavia, con il peggioramento del riassorbimento, i sintomi spesso si manifestano in modo più chiaro:

  • dolore localizzato nella radice, nella corona o nella parte più interna del dente
  • scolorimento scuro o rosato
  • gonfiore e arrossamento delle gengive
  • spaziatura insolita tra i denti
  • denti divenuti più fragili e che si scheggiano facilmente
  • fori nei denti

Come viene diagnosticato?

Il modo in cui diagnosticheremo il riassorbimento dipende da quale parte del dente è interessata. L’assorbimento esterno è solitamente più visibile, quindi è più facile da diagnosticare. Mentre per quello interno eseguiremo degli esami radiografici approfonditi. Se sospetti un riassorbimento non esitare a contattarci e a fissare una visita.


Perimplantite | Studio Dentistico Calvi

La differenza tra perimplantite e mucosite perimplantare

Sebbene gli impianti dentali rappresentino una soluzione a lungo termine in caso di perdita di uno o più denti, è possibile che insorgano complicazioni, a volte anni dopo che gli impianti sono stati posizionati. La mucosite perimplantare e la perimplantite sono patologie che possono insorgere in caso di negligenza. Vediamo come si sviluppano.


Che cos’è la perimplantite?

La malattia perimplantare ha due forme distinte: mucosite perimplantare e perimplantite. Entrambe le malattie sono identificate da una reazione infiammatoria nei tessuti intorno all’impianto causata dall’accumulo di batteri.
La mucosite perimplantare è limitata ai tessuti molli che circondano l’impianto dentale e non influisce sul tessuto osseo a supporto dell’impianto.
Più grave è la perimplantite che colpisce i tessuti molli e l’osso che sostiene l’impianto. Senza trattamento, la mucosite perimplantare può trasformarsi in perimplantite e può provocare la perdita di osso intorno all’impianto, arrivando a causare anche il fallimento dell’intervento implantare.

I processi infiammatori che causano la mucosite perimplantare sono simili a quelli che provocano la gengivite. Una volta inseriti gli impianti, le glicoproteine ​​nella saliva aderiscono alle superfici in titanio esposte, formando un biofilm che svolge un ruolo essenziale nello sviluppo di infezioni negli impianti dentali. La malattia perimplantare è stata anche associata ai batteri Gram-negativi anaerobici, che sono simili ai batteri che si trovano nei casi di parodontite grave e cronica. La mucosite perimplantare è generalmente accettata come precursore della perimplantite in un modo molto simile alla relazione tra gengivite e parodontite. Proprio come la gengivite, la mucosite perimplantare è reversibile e non necessariamente sfocia nella perimplantite. L’obiettivo principale nel trattamento della mucosite perimplantare è rimuovere il biofilm dalle superfici dell’impianto.

La mucosite perimplantare

Con un intervento precoce sui primi sintomi della mucosite perimplantare si può prevenire un’eventuale perimplantite, una diagnosi può essere fatta con un semplice esame clinico.
I sintomi includono sanguinamento e sensibilità al sondaggio, con profondità di sondaggio superiori a 4 mm. Altri segni di mucosite perimplantare includono arrossamento, iperplasia ed edema. A volte il pus può essere scaricato nel sito dell’impianto, ma la recessione gengivale non è sempre rilevabile e la perdita ossea radiologica non è generalmente evidente.

La perimplantite

La perimplantite viene diagnosticata quando sono presenti gli stessi parametri della mucosite perimplantare ma c’è anche una netta riduzione dell’osso di supporto. Questa diagnosi viene effettuata confrontando una radiografia di base eseguita al momento del posizionamento dell’impianto. Con una perdita ossea di 2 mm o più, è possibile che si sia sviluppata una perimplantite.

Curare la perimplantite

Analogamente a quanto accade con gengivite e parodontite, se la mucosite perimplantare viene curata tempestivamente si impedirà che questa possa sviluppare una più grave perimplantite. Se dovessi avere anche il minimo dubbio che si stiano manifestando i primi segni di una mucosite implantare non esitare a fissare un appuntamento attraverso il nostro modulo contatti.


Impronta dentale con il chair side | Studio Dentistico Calvi

Mai più impronta dentale tradizionale con il chair side

Lo studio dentistico Calvi è il primo Studio Dentistico in Umbria a dotarsi dell’ultima evoluzione del chair side. Invece della tradizionale “impronta dentale” rileviamo un’immagine della vostra bocca con una speciale telecamera orale.
Leggi l’articolo per saperne di più!


Che cos’è il chair side?

Con il termine chair side viene identificato un nuovo protocollo di lavoro alternativo a quello tradizionale per garantire al paziente la realizzazione di un manufatto protesico in un arco temporale massimo di due ore, con caratteristiche uguali o superiori ai manufatti protesici realizzati con protocolli tradizionali.
Grazie all’utilizzo di una telecamera orale e di un fresatore Cad-Cam siamo in grado di convertire istantaneamente l’impronta dentale del paziente in un modello 3D che verrà successivamente inviato ad un software che fabbricherà subito il restauro, partendo da un blocco di ceramica specifica.
In questo modo si riducono drasticamente i tempi di realizzazione dei manufatti protesici. Tradizionalmente, infatti, per realizzare una corona in porcellana erano necessari dai 3 ai 5 appuntamenti, con il chair side si possono realizzare in un’unica seduta.

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Quali sono i vantaggi di questo nuovo protocollo?

Il chair side rappresenta una vera e propria rivoluzione nel campo dell’odontoiatria. La scansione con la telecamera orale è velocissima ed offre immagini ad alta risoluzione inoltre, grazie alla lente grande e potente, il dentista non deve eseguire manovre complesse per visualizzare i punti più difficili da raggiungere. La telecamera inoltre è in grado di salvare solo i dati considerati utili alla progettazione del manufatto protesico.
I pazienti inoltre trovano positivo che il trattamento si svolga in un’unica seduta. Il restauro è infatti terminato quando escono dallo studio: ciò risulta particolarmente gradito ai pazienti che vengono da lontano.
Infine, dal momento che non è più necessario alcun provvisorio, non vi sono più problemi legati ad eventuali distacchi o rotture.

Come avviene il processo?

  1. Scansione: grazie alla telecamera orale si ottiene un’immagine precisa e in 3D del cavo orale, in pochissimi minuti e del colore naturale.
  2. Progettazione: una volta analizzata la scansione completa, il software genera eccellenti proposte di restauro, consentendo di passare rapidamente alla fase di realizzazione.
  3. Realizzazione: l’unità di fresatura e il software Cad-Cam sono sincronizzati fra loro in maniera ottimale. Il ciclo di molaggio/fresatura per i tuoi restauri progettati (in ossido di zirconio solido) è estremamente preciso e genera bordi e superfici lisce nonché solchi molto sottili.
  4. Sinterizzazione e glasatura: i restauri interamente anatomici in ossido di zirconio o altri materiali ceramci sono sottoposti a sinterizzazione e glasatura chair side nel forno compatto, con tempi minimi di cottura.

Evita i lunghi tempi di attesa e le impronte dentali tradizionali: contattaci per maggiori informazioni o per prenotare un appuntamento!

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Classificazione dei vari tipi di carie dentali

Le carie non sono tutte uguali. L’odontoiatra statunitense Greene Vardiman Black ha infatti classificato i vari tipi di carie dentali ad esempio in base alla localizzazione anatomica, alla progressione della lesione, al numero di facce coinvolte... Prima di elencare e spiegare però questa classificazione, è importante definire cosa sono le lesioni cariose.


Che cos’è la carie?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, la carie è una malattia infettiva che  provoca un ammorbidimento dei tessuti duri del dente, fino ad arrivare alla formazione di una cavità. La progressione della lesione può arrivare fino alla polpa, causando un forte dolore e problemi funzionali.
Il processo che porta alla formazione della carie è un fenomeno complesso e dinamico, a genesi multifattoriale, che si instaura per l’azione combinata di diversi fattori come alimentazione, batteri e suscettibilità del paziente. 

Nella fase iniziale, quando la carie interessa lo strato duro del dente, smalto e superficie della dentina, il paziente non avverte sintomi. A volte può esserci sensibilità al freddo e/o al caldo o a determinate sostanze, ad esempio zucchero o acidi. Quando,invece, la patologia progredisce e interessa gli strati più interni della dentina fino alla polpa del dente, compare la sintomatologia dolorosa tipica: dolore intenso, pulsante e diffuso. Se non curata, la carie può andare incontro a complicanze quali pulpite, ascesso dentale, cisti e granuloma.

Classificazione dei vari tipi di carie

Classificare i vari tipi di carie è stato l’obiettivo di molti ricercatori. La classificazione di Black è sicuramente la più datata e contemporaneamente quella che ha riscosso maggior successo nell’utilizzo clinico. Black classifica le carie in 6 classi, indicate con numerazione romana (I, II, III, IV, V, VI).
Ogni classe identifica una porzione anatomica sede della lesione:

  • I CLASSE: la carie interessa la superficie masticatoria a livello dei solchi e delle fossette, le superfici vestibolari e linguali/palatali a livello di molari e premolari o le fossette linguali di incisivi e canini.
  • II CLASSE: la carie si localizza tra dente e dente (pareti interprossimali) dei denti molari e premolari. Nella maggior parte dei casi le lesioni cariose di seconda classe interessano anche la superficie masticante del dente.
  • III CLASSE: la carie interessa le pareti interprossimali di incisivi e canini senza coinvolgimento del bordo incisale (angolo del dente).
  • IV CLASSE: la carie coinvolge incisivi e canini interessandone contemporaneamente le pareti interprossimali e il margine incisale
  • V CLASSE: la carie interessa i colletti (zona del dente vicina alla gengiva) sia dei denti frontali che dei denti posteriori
  • VI CLASSE: la carie interessa il margine incisale degli elementi frontali o la sommità delle cuspidi di canini e molari e premolari.

Spesso in alcune classificazioni si trovano però solamente 5 classi, questo probabilmente perché la VI classe difficilmente si presenta oggi come intesa da Black o semplicemente perché la lesione quasi sempre coinvolge anche altre porzioni di dente da provocare il “cambio” di classe. 

Senti dolore e pensi possa essere una carie? Non esitare a contattaci per maggiori informazioni o per prenotare un appuntamento!

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Apparecchio trasparente: cos'è?

Quali sono i vantaggi dell’apparecchio trasparente?

L’apparecchio trasparente è un dispositivo sempre più diffuso grazie anche alle celebrity che ormai non fanno mistero di avvalersene per donare al loro sorriso un look sorprendente. Se fino a qualche tempo fa l’unica modalità per riallineare i denti erano gli ingombranti apparecchi dentali in metallo, negli ultimi anni, grazie anche alla tecnologia 3D, numerosi adulti e adolescenti hanno potuto quindi ritrovare il sorriso in maniera discreta grazie agli “aligner” trasparenti.
Ma quali sono i vantaggi di questo trattamento? Leggi l’articolo per saperne di più!


Perché scegliere l’apparecchio trasparente?

L’ortodonzia invisibile ha visto una diffusione planetaria grazie alla possibilità di ritrovare un sorriso perfetto senza dover cambiare stile di vita. Inoltre, grazie alla sua “invisibilità”, è adatta soprattutto alle celebrity e ai personaggi più in vista, per cui l’immagine gioca un ruolo davvero importante.
Un sistema, però, ideale anche per tutti i giovani, meno attenti all’igiene dentale che, grazie a questo strumento rimovibile, possono eliminare comodamente tutti i residui di cibi e di placca senza i fastidi dell’apparecchio fisso o decidere di toglierlo nelle occasioni speciali, come matrimoni o altri eventi sociali importanti.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i vantaggi di questo trattamento e come pulirlo al meglio!

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Quali sono i vantaggi?

L’apparecchio trasparente è:

  • invisibile: grazie alle sue mascherine realizzate con una particolare resina trasparente, l’apparecchio risulta visibilmente impercettibile agli occhi 
  • rimovibile: potrai toglierlo per mangiare, bere e per la corretta igiene orale
  • comodo: la leggerezza delle mascherine elimina quei piccoli fastidi che possono derivare dalla presenza dei brackets metallici nella bocca. Inoltre l’apparecchio non provoca irritazioni e non ostacola la pronuncia
  • personalizzato: le mascherine sono create su misura per te, così da non creare nessun disagio e fastidio e donandoti il massimo comfort.
  • efficace: permette di ottenere i risultati desiderati in circa 18-24 mesi. Inoltre tutti i progressi saranno monitorati dai nostri odontoiatri fino a raggiungere il risultato voluto.

Come pulire l’apparecchio trasparente?

Come tutti gli altri apparecchi ortodontici, anche quello invisibile ha bisogno di manutenzione e attenzione. Le mascherine, infatti, vengono cambiate ogni due settimane circa e, se non si tengono ben pulite, rischiano di macchiarsi, rovinarsi e perdere la loro trasparenza. Inoltre, bisogna mantenerle pulite perché potrebbero prendere un cattivo odore. Tenere pulito l’apparecchio invisibile è una procedura semplice e abbastanza veloce, ma fondamentale. Ecco di seguito le regole da seguire per una pulizia perfetta.

– L’apparecchio invisibile è rimovibile, quindi, quando esegui le manovre di igiene orale, rimuovilo dalla bocca.
– Con l’aiuto di setole morbide, spazzola delicatamente le mascherine in modo da rimuovere i residui di cibo, che potrebbero rovinare le caratteristiche dell’apparecchio invisibile.
Non sciacquare gli aligner con acqua troppo calda, in quanto potresti deformarli e quindi rovinarli. Fai uso di acqua fresca o tiepida dopo averli spazzolati, in modo da pulirli definitivamente.
– Adesso devi lavarti i denti: utilizza, quindi, spazzolino e filo interdentale o scovolino e applica le classiche manovre di igiene orale.
– Dopo aver svolto la pulizia dei tuoi denti, inserisci nuovamente gli aligner!

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Ascesso dentale: cos'è? | Studio Dentistico Calvi

Ascesso dentale: cura e trattamento?

Una delle urgenze più tipiche per l’odontoiatra è l’ascesso dentale, per lo più associato a lesioni cariose non curate. Ma cos’è un ascesso dentale? Quali sono i suoi sintomi e come è possibile trattarlo?
In questo articolo abbiamo cercato di approfondire meglio l’argomento e di rispondere alle domande più frequenti su questo argomento!


Cos’è l’ascesso dentale?

L’ascesso dentale è un accumulo di batteri, globuli bianchi, plasma e detriti cellulari (pus) che si può formare intorno a tutti i tessuti che circondano il dente (per es. nelle gengive, nell’osso della mandibola) o anche all’interno dello stesso (nella polpa).
Esistono diversi tipi di ascesso dentale:

  • parodontale: causato da un’infezione a carico dell’apparato di sostegno del dente, frequente nei pazienti affetti da parodontite
  • periapicale: dovuto ad un’infezione della polpa dentale, solitamente conseguente ad una carie profonda
  • gengivale: è la forma meno grave di ascesso che si sviluppa direttamente nella gengiva a causa di processi infettivi

Quali sono le cause?

L’ascesso dentale è l’immediata conseguenza di carie profonde o lesioni gravi. Anche gli interventi dentali possono essere causa di ascessi.
Esistono anche però fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza di un ascesso. Tra questi troviamo: scorretta igiene orale, diabete, malattie da reflusso gastroesofageo, secchezza della fauci, fumo, alcolismo, terapia a lungo termine con corticosteroidi.

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Quali sono i sintomi di un ascesso dentale?

I principali sintomi di un ascesso dentale sono:

  • mal di denti acuto e pulsante
  • gonfiore al viso nella sede dell’ascesso
  • gengive gonfie, arrossate e talvolta sanguinanti
  • ipersensibilità dentinale
  • alitosi
  • febbre ed ingrossamento dei linfonodi del collo
  • difficoltà nella masticazione

Come trattare un ascesso?

Come tutte le infezioni è importante una terapia tempestiva. L’ascesso dentale va affrontato con una cura antibiotica energica per evitare che l’infezione possa diffondersi in distretti più pericolosi.
Spesse volte, tuttavia, accanto alla cura antibiotica è necessario incidere l’ascesso per drenare il suo contenuto. Il dentista, con l’ausilio di strumenti sterili, procede dapprima anestetizzando la zona da trattare e, successivamente, praticherà una piccola incisione nell’ascesso, per rimuovere il materiale purulento accumulatosi.
Se si tratta invece di un ascesso periapicale, la soluzione più efficace è la devitalizzazione, che scongiura un’eventuale estrazione. Questo intervento consiste nella rimozione della polpa dentale danneggiata e nella sua successiva otturazione con amalgame speciali o materiali biocompatibili.
Nei casi in cui l’ascesso abbia danneggiato il dente o sia particolarmente esteso, potrebbe essere necessario rimuovere il dente.

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