La relazione tra secchezza delle fauci e malattie delle gengive

La domanda che ci poniamo oggi è: esiste una correlazione tra secchezza delle fauci e l’insorgenza delle malattie parodontali? Chi soffre di xerostomia (la definizione scientifica della condizione prolungata della “bocca secca”) è più soggetto allo sviluppo di gengiviti e parodontiti? Cerchiamo di analizzare il rapporto tra questi due disturbi del cavo orale.


Tutti noi abbiamo sperimentato episodi di secchezza della bocca di tanto in tanto, come quando siamo disidratati dopo l’esercizio fisico o soffriamo di un raffreddore che ci impedisce di respirare normalmente.

Ma la secchezza delle fauci, o xerostomia, è una condizione cronica per cui le ghiandole salivari non riescono a produrre abbastanza saliva per mantenere la bocca costantemente umida. La saliva svolge un importantissimo compito nella nostra bocca: sciacquare via residui di cibo, batteri e corpi estranei. Senza questa azione “depuratrice” può aumentare notevolmente la possibilità di insorgenza di carie e malattie che interessano le gengive. Sebbene all’inizio la secchezza delle fauci possa sembrare solo un fastidio passeggero, se persiste, consigliamo vivamente di consultare un dentista poiché trascurarla potrebbe essere un errore.

Secchezza delle fauci: cause

Queste sono le principali cause che inducono la xerostomia:

  • effetti collaterali di alcuni farmaci indicati per trattare condizioni come depressione, ansia, acne, epilessia, ipertensione e asma
  • disidratazione
  • fumo di sigaretta
  • eccessivo consumo di alcolici
  • eccessivo consumo di cibi zuccherati
  • l’abitudine di respirare con la bocca
  • radioterapia
  • ostruzioni nasali
  • diabete non controllato
  • naturale invecchiamento

Xerostomia e malattie delle gengive

Purtroppo chi è affetto da secchezza delle fauci è un ottimo candidato per sviluppare le malattie gengivali. Se non trattata, la xerostomia consente ai batteri e alla placca di rimanere sui denti dove potrebbe dare origine alla gengivite. Questa potrebbe poi evolvere in una più grave parodontite. 

Come abbiamo avuto modo di vedere i sintomi della gengivite sono piuttosto definiti:

  • gengive gonfie
  • gengive di un evidente color rosso scuro
  • gengive che sanguinano facilmente quando ti lavi i denti o passi il filo interdentale
  • alito cattivo
  • recessione gengivale
  • gengive “molli”

Come trattare la secchezza delle fauci

Come sempre vale il mantra “prevenire è meglio che curare”: in questo caso il valore della prevenzione è doppio perché non solo si combatte la xerostomia ma si evitano sul nascere i rischi dello sviluppo di complicazioni ben più serie.
Trattare la secchezza delle fauci significa, per esempio, andare a correggere eventuali cattive abitudini acquisite come l’eccessivo consumo di alcolici o cibi zuccherati o semplicemente allenarsi a respirare con il naso invece che con la bocca. Se la causa risiede nell’assunzione di determinati farmaci si cercherà di capire come sostituirli opportunamente. E nel caso del fumo di sigaretta sarà necessario ridurre se non addirittura abbandonare il vizio.

Fai un check-up allo Studio Dentistico Calvi

Il miglior consiglio che possiamo darti è di prestare molta attenzione ai sintomi che il tuo cavo orale presenta: non ci stanchiamo mai di ripetere che agendo tempestivamente tutto si può risolvere agevolmente. Se ritieni che la secchezza della tua bocca meriti un controllo ti invitiamo a fissare subito un appuntamento nel nostro Studio!


Perimplantite | Studio Dentistico Calvi

Perimplantite: come evitarla

Abbiamo di recente analizzato le differenze tra mucosite perimplantare e perimplantite, due patologie che minacciano gli impianti dentali. In questo articolo cercheremo di capire come ridurre al minimo il rischio di sviluppo di una malattia perimplantare.


Fattori di rischio della perimplantite

Quando si valuta l’idoneità del paziente al trattamento dell’impianto dentale, è importante considerare alcuni dei più comuni fattori di rischio per la malattia perimplantare. I pazienti che hanno sofferto in precedenza di parodontite possono essere maggiormente a rischio di sviluppare una malattia perimplantare, sebbene la longevità dell’impianto non sia necessariamente influenzata dalla loro storia parodontale.

Uno dei maggiori fattori di rischio è la scarsa igiene orale. I disturbi si sviluppano se il paziente non si lava regolarmente e nel modo corretto i denti utilizzando spazzolino e filo interdentale appropriati e favorendo così l’accumularsi della placca.

Un’altra possibile causa è il cemento residuo, ovvero quel cemento lasciato a livello sub-gengivale intorno agli impianti dentali. Con le corone implantari cementate può essere difficile rimuovere completamente il cemento a causa del posizionamento e del design dell’impianto. Il cemento residuo potrebbe causare infiammazioni a causa della topografia della superficie ruvida, che può fornire un ambiente fertile per i batteri.

I fumatori sono a maggior rischio di malattie perimplantari, che sono molto più diffuse tra le persone che usano tabacco e derivati. Uno studio ha rilevato che al 78% degli impianti nei fumatori è stata diagnosticata una perimplantite.

Il sovraccarico occlusale può causare microfratture all’interno dell’osso mascellare e l’eventuale perdita ossea, ma studi hanno suggerito che la scarsa igiene orale è ancora il fattore chiave nella malattia perimplantare.
La buona notizia è che la malattia perimplantare può essere prevenuta.

Una strategia preventiva in fase di pianificazione

Quando si pianifica il trattamento implantare, è importante considerare da subito la possibilità di sviluppo della perimplantite. Posizionare l’impianto nella posizione corretta e in un osso sano e idoneo aumenta le possibilità di esito positivo a lungo termine. In alcune situazioni può essere utile utilizzare un abutment personalizzato per aiutare a definire un corretto profilo di emergenza, che renderà più facile per il paziente la quotidiana buona igiene orale. Quando si posiziona un restauro cementato, è necessario prestare particolare attenzione per rilevare e rimuovere eventuali residui di cemento dalle aree subgengivali.

Ridurre al minimo il rischio di sviluppo della perimplantite

Sulla base dei fattori di rischio del paziente per lo sviluppo di una malattia perimplantare, una corretta manutenzione continua è fondamentale per il successo a lungo termine del trattamento dell’impianto dentale. L’anamnesi dentale del paziente può aiutare a determinare il programma di manutenzione preventiva appropriato. La storia clinica dovrebbe includere la data di posizionamento dell’impianto, il produttore dell’impianto e il tipo e il design coronale. La cartella del paziente deve anche evidenziare il tipo di restauro, quando è stato caricato per la prima volta e se è stato scelto un restauro avvitato o cementato.
I pazienti che hanno sofferto in precedenza di parodontite possono beneficiare di un programma di mantenimento più breve.
Uno dei problemi con la malattia perimplantare è che, generalmente, non è dolorosa: il paziente può, quindi, non essere consapevole che il proprio impianto si è infiammato o infettato fino a quando non si sviluppano sintomi più significativi.

Curare la perimplantite

Nel nostro studio cerchiamo sempre di istruire il paziente sulla corretta igiene orale e di informarlo dei potenziali rischi nel caso scegliesse di trascurarla. Se vuoi discutere il tuo caso in modo dettagliato siamo a tua disposizione per aiutarti nel percorso di mantenimento dell’impianto dentale o per affrontare la perimplantite: fissa subito una visita!


Riassorbimento dentale | Studio Dentistico Calvi

Riassorbimento dentale: cause e sintomi

Riassorbimento dentale è un termine che viene impiegato per descrivere un tipo comune di lesione o irritazione dentale che causa la perdita di una o più parti di un dente. Vediamo quali sono i sintomi del riassorbimento e da che cosa è causato.


Che cos’è il riassorbimento dentale?

Il riassorbimento può interessare molte parti di un dente, tra cui:

  • polpa interna
  • cemento, che copre la radice
  • dentina, che è il secondo tessuto più duro sotto lo smalto
  • radice

 

Si sviluppa spesso all’esterno del dente, spostandosi poi verso l’interno.
Oltre alla perdita di una parte o di più parti di uno stesso dente, potresti notare gonfiore alle gengive e macchie rosa o scure sui denti. Tuttavia, i sintomi del riassorbimento non sono sempre facili da notare.

Le due tipologie di riassorbimento dentale

A seconda di dove si verifica la perdita di elemento dentario, possiamo classificare due tipologie di riassorbimento dentale: quello interno e quello esterno. Il riassorbimento esterno è spesso più facile da vedere rispetto a quello interno perché avviene sulla superficie esterna di un dente.

  • Riassorbimento interno: il riassorbimento interno colpisce, appunto, la parte interna del dente. È molto meno comune del riassorbimento esterno e il più delle volte colpisce gli uomini. È più frequente nelle persone che hanno denti che hanno subito un intervento di chirurgia orale importante, come il trapianto dei denti. Molte persone non sono consapevoli di avere un riassorbimento interno perché colpisce solo i tessuti all’interno di un dente. Per rilevarlo sarà necessario un esame radiografico che mostri le parti più interne del dente: sulla radiografia il dente con riassorbimento interno mostrerà macchie scure dove manca il tessuto.
  • Riassorbimento esterno: il riassorbimento esterno è molto più comune del riassorbimento interno. Può colpire qualsiasi parte dell’area esterna del dente, dalle radici al cemento. Alla vista il riassorbimento esterno si presenta come un foro o una scheggiatura. Il riassorbimento radicolare, cioè quello che colpisce le radici di un dente, esaminato ai raggi X apparirà come un accorciamento delle lunghezze delle radici e un appiattimento delle loro punte.

Quali sono le cause del riassorbimento dentale?

Diverse sono le cause che possono dare origine al riassorbimento di un dente.
Il riassorbimento esterno è spesso causato da lesioni alla bocca e ai denti che causano gonfiore e perdita di osso e tessuti intorno al dente. Tali lesioni possono verificarsi, per esempio, dall’uso prolungato di apparecchi ortodontici tradizionali, dal digrignamento dei denti o dallo sbiancamento dentale.
Molto spesso il riassorbimento interno è causato da un trauma fisico a un dente o dal rigonfiarsi della parte interna di un dente a causa di una carie non trattata.
Tuttavia, le cause esatte del riassorbimento dei denti non sono ben comprese.

Quali sono i sintomi del riassorbimento dentale?

Il riassorbimento dei denti non sempre presenta sintomi evidenti e facilmente riconoscibili. In molti casi le persone possono non notare il riassorbimento anche per anni.
Tuttavia, con il peggioramento del riassorbimento, i sintomi spesso si manifestano in modo più chiaro:

  • dolore localizzato nella radice, nella corona o nella parte più interna del dente
  • scolorimento scuro o rosato
  • gonfiore e arrossamento delle gengive
  • spaziatura insolita tra i denti
  • denti divenuti più fragili e che si scheggiano facilmente
  • fori nei denti

Come viene diagnosticato?

Il modo in cui diagnosticheremo il riassorbimento dipende da quale parte del dente è interessata. L’assorbimento esterno è solitamente più visibile, quindi è più facile da diagnosticare. Mentre per quello interno eseguiremo degli esami radiografici approfonditi. Se sospetti un riassorbimento non esitare a contattarci e a fissare una visita.


Perimplantite | Studio Dentistico Calvi

La differenza tra perimplantite e mucosite perimplantare

Sebbene gli impianti dentali rappresentino una soluzione a lungo termine in caso di perdita di uno o più denti, è possibile che insorgano complicazioni, a volte anni dopo che gli impianti sono stati posizionati. La mucosite perimplantare e la perimplantite sono patologie che possono insorgere in caso di negligenza. Vediamo come si sviluppano.


Che cos’è la perimplantite?

La malattia perimplantare ha due forme distinte: mucosite perimplantare e perimplantite. Entrambe le malattie sono identificate da una reazione infiammatoria nei tessuti intorno all’impianto causata dall’accumulo di batteri.
La mucosite perimplantare è limitata ai tessuti molli che circondano l’impianto dentale e non influisce sul tessuto osseo a supporto dell’impianto.
Più grave è la perimplantite che colpisce i tessuti molli e l’osso che sostiene l’impianto. Senza trattamento, la mucosite perimplantare può trasformarsi in perimplantite e può provocare la perdita di osso intorno all’impianto, arrivando a causare anche il fallimento dell’intervento implantare.

I processi infiammatori che causano la mucosite perimplantare sono simili a quelli che provocano la gengivite. Una volta inseriti gli impianti, le glicoproteine ​​nella saliva aderiscono alle superfici in titanio esposte, formando un biofilm che svolge un ruolo essenziale nello sviluppo di infezioni negli impianti dentali. La malattia perimplantare è stata anche associata ai batteri Gram-negativi anaerobici, che sono simili ai batteri che si trovano nei casi di parodontite grave e cronica. La mucosite perimplantare è generalmente accettata come precursore della perimplantite in un modo molto simile alla relazione tra gengivite e parodontite. Proprio come la gengivite, la mucosite perimplantare è reversibile e non necessariamente sfocia nella perimplantite. L’obiettivo principale nel trattamento della mucosite perimplantare è rimuovere il biofilm dalle superfici dell’impianto.

La mucosite perimplantare

Con un intervento precoce sui primi sintomi della mucosite perimplantare si può prevenire un’eventuale perimplantite, una diagnosi può essere fatta con un semplice esame clinico.
I sintomi includono sanguinamento e sensibilità al sondaggio, con profondità di sondaggio superiori a 4 mm. Altri segni di mucosite perimplantare includono arrossamento, iperplasia ed edema. A volte il pus può essere scaricato nel sito dell’impianto, ma la recessione gengivale non è sempre rilevabile e la perdita ossea radiologica non è generalmente evidente.

La perimplantite

La perimplantite viene diagnosticata quando sono presenti gli stessi parametri della mucosite perimplantare ma c’è anche una netta riduzione dell’osso di supporto. Questa diagnosi viene effettuata confrontando una radiografia di base eseguita al momento del posizionamento dell’impianto. Con una perdita ossea di 2 mm o più, è possibile che si sia sviluppata una perimplantite.

Curare la perimplantite

Analogamente a quanto accade con gengivite e parodontite, se la mucosite perimplantare viene curata tempestivamente si impedirà che questa possa sviluppare una più grave perimplantite. Se dovessi avere anche il minimo dubbio che si stiano manifestando i primi segni di una mucosite implantare non esitare a fissare un appuntamento attraverso il nostro modulo contatti.


Sintomi della gengivite | Studio Dentistico Calvi

Quali sono i sintomi della gengivite?

La gengivite è una forma comune e lieve di malattia parodontale che causa irritazione, arrossamento e gonfiore (infiammazione) delle gengive e interessa soprattutto la parte della gengiva attorno alla base dei denti. È fondamentale non sottovalutare la gengivite e trattarla prontamente. La gengivite, se non curata adeguatamente, può sviluppare malattie delle gengive più gravi come la parodontite, causare la perdita dei denti e, secondo recenti studi, anche lo sviluppo di alcune malattie sistemiche. Vediamo quali sono i sintomi della gengivite.


I sintomi della gengivite

Le gengive sane sono sode, di color rosa pallido e ben aderenti ai denti. Segni e sintomi della gengivite includono:

  • gengive gonfie
  • gengive di un evidente color rosso scuro
  • gengive che sanguinano facilmente quando ti lavi i denti o passi il filo interdentale
  • alito cattivo
  • recessione gengivale
  • gengive “molli”

Se noti alcuni di questi sintomi, fissa subito un appuntamento: prima cerchi assistenza, maggiori sono le tue possibilità di prevenire una possibile evoluzione della patologia da gengivite a parodontite.

Le cause più comuni della gengivite

Senza dubbio la causa più comune che porta allo sviluppo della gengivite è la scarsa igiene orale che incoraggia la formazione di placca sui denti, causando un’infiammazione dei tessuti gengivali circostanti. Ecco come la placca può portare alla gengivite:

  • la placca si forma sui denti. La placca è un film invisibile e appiccicoso composto principalmente da batteri che si forma sui denti quando gli amidi e gli zuccheri contenuti negli alimenti interagiscono con i batteri normalmente presenti nella bocca. È necessario rimuovere la placca quotidianamente, anche più volte al giorno, perché questa tende a formarsi continuamente.
  • la placca si trasforma in tartaro. La placca che rimane sui denti può indurirsi sotto il bordo gengivale prendendo il nome di tartaro. Il tartaro rende la placca più difficile da rimuovere, crea uno scudo protettivo per i batteri e provoca irritazione lungo il bordo gengivale. Per rimuovere il tartaro è necessario intervenire con una pulizia orale professionale.
  • la gengiva si infiamma (gengivite).Più a lungo la placca e il tartaro rimangono sui denti, più irritano la gengiva e soprattutto la parte della gengiva attorno alla base dei denti, causando infiammazione. Col tempo, le tue gengive si gonfiano e tendono a sanguinare facilmente durante l’igiene orale. L’accumularsi di placca e tartaro può anche sviluppare le carie. Se non trattata, la gengivite può progredire fino alla parodontite e, conseguentemente, aumentare il rischio di una perdita dei denti.

Quali sono i fattori di rischio?

La gengivite è piuttosto comune e chiunque può svilupparla. I fattori che possono aumentare il rischio di gengivite includono:

  • cattive abitudini di igiene orale
  • fumare o masticare tabacco
  • l’età avanzata
  • bocca asciutta o xerostomia
  • cattiva alimentazione, inclusa la carenza di vitamina C
  • restauri dentali che non si adattano correttamente o denti storti difficili da pulire
  • condizioni che riducono l’immunità come la leucemia o il virus dell’HIV
  • sbalzi ormonali, come quelli legati alla gravidanza, al ciclo mestruale o all’uso di pillole anticoncezionali
  • fattori genetici
  • particolari condizioni mediche come alcune infezioni virali e fungine

Curare la gengivite allo Studio Dentistico Calvi

Si ritiene che l’infiammazione cronica della gengiva sia associata ad alcune malattie sistemiche come malattie respiratorie, diabete, malattia coronarica, ictus e artrite reumatoide. Il nostro personale consiglio è di non sottovalutare i sintomi della gengivite, anche quando si presentano sporadicamente e in forma lieve: lavati i denti almeno due volte al giorno, passa il filo interdentale almeno una volta, presta attenzione all’alimentazione e fissa una visita di controllo ogni 6 mesi.


Infezione gengivale | Studio Dentistico Calvi

L'infezione gengivale alla radice del dente

Molte persone scoprono di avere una malattia parodontale dopo aver notato gonfiore, indolenzimento o sanguinamento delle gengive. Ma questo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg: il danno potrebbe estendersi molto più in profondità. Oggi parliamo dell’infezione gengivale.


L’infezione gengivale a livello delle radici dentali

Le malattie delle gengive sono causate principalmente dalla placca dentale, una sottile pellicola di batteri e minuscoli residui di cibo accumulati sui denti a causa di una scarsa igiene orale, di uno spazzolamento inefficace e per non aver utilizzato il filo interdentale. L’infezione delle gengive visibili è solo l’inizio: se non trattata, può avanzare ben al di sotto della linea gengivale e persino infettare il tessuto osseo a supporto dei denti.
Osservate speciali diventano, quindi, le biforcazioni della radice dentale: l’infezione gengivale dell’area compresa tra le due biforcazioni può causare l’indebolimento e il dissolvimento dell’osso.
Le compromissioni delle biforcazioni, questo il termine tecnico, possono essere classificate in tre classi rilevate attraverso il sondaggio parodontale manuale e/o con i raggi X:

  • 1° Classe (o grado): perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale inferiore ad 1/3 della dimensione del dente; il sondino, in genere, non penetra nella biforcazione più di 3 mm. Non vi è una significativa perdita ossea.
  • 2° Classe (o grado): perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale che supera un terzo della dimensione del dente, ma che non interessa tutta la biforcazione; il sondino, in genere, non penetra più di 5 mm. Vi è una definita perdita ossea poiché si forma una “tasca” che giunge in profondità sotto la corona dentale.
  • 3° Classe (o grado): perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale “passante”, che interessa cioè tutta la biforcazione. Si registra la perdita di osso maggiore con un’apertura sondabile sotto il dente praticamente da parte a parte.

Come trattare un’infezione gengivale

L’obiettivo fondamentale del trattamento delle malattie gengivali è rimuovere la placca e il tartaro  da tutte le superfici dei denti e delle gengive. Ma rimuovere la placca al di sotto del bordo gengivale, specialmente nelle biforcazioni, può essere difficile. Per farlo ricorriamo a strumenti chiamati scaler per pulire la superficie della radice, assistiti a volte da apparecchiature ad ultrasuoni. Nel caso di un’infezione delle gengive a livello delle biforcazioni potremmo anche dover ricorrere a un intervento chirurgico per aiutare la rigenerazione del tessuto gengivale o osseo o per rendere più facile l’accesso all’area per la pulizia futura.
Naturalmente, il modo migliore per proteggersi da una compromissione delle biforcazioni è seguire tutte quelle virtuose pratiche che contribuiscono a prevenire in primo luogo le malattie delle gengive. Assicurati, quindi, di spazzolare e usare il filo interdentale quotidianamente e fissa un appuntamento nel nostro studio almeno ogni sei mesi per un’accurata pulizia dentale e un controllo.

Infezione alle gengive: come curarla

Non tardare a contattarci se riconosci sintomi legati alle malattie delle gengive. Prima riusciamo a identificarle, più è probabile che riusciremo a evitare che causi gravi danni alle gengive, alle ossa e ai denti. Contattaci al telefono, via mail e anche su WhatsApp per avere un appuntamento!


Malattie delle gengive | Studio Dentistico Calvi

È vero che le malattie delle gengive sono più frequenti nelle donne?

Secondo uno studio effettuato dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) la metà della popolazione americana (47,2%) dai 30 anni in su è affetta da malattie delle gengive in casi più o meno acuti. Sebbene queste patologie siano più comuni negli uomini (56,4% contro 38,4%), altri fattori legati alla salute femminile e ai livelli di ormoni rendono le donne più suscettibili in determinati periodi della loro vita. Vediamo quali sono i fattori di rischio.


Le malattie delle gengive

Innanzitutto è bene ricordare quali sono le patologie in questione. Le malattie delle gengive sono infezioni o infiammazioni che colpiscono le gengive o il tessuto osseo che circonda e supporta i denti. Le gengive si arrossano e si gonfiano e arrivano facilmente a sanguinare in presenza di questi disturbi e nei casi peggiori si arriva addirittura alla perdita di uno o più denti.
Queste spiacevoli controindicazioni possono essere evitate seguendo scrupolosamente le quotidiane regole dell’igiene orale e con frequenti visite dal dentista per sottoporsi alla rimozione professionale di placca batterica e tartaro.

I fattori di rischio per le donne

Gli sbalzi ormonali aumentano per le donne il rischio di sviluppare le malattie delle gengive.

  • Pubertà – Con la pubertà aumenta la produzione di ormoni sessuali come il progesterone e gli estrogeni e questo provoca un incremento dell’afflusso di sangue alle gengive che di conseguenza può causare irritazioni in quegli spazi in cui si sono depositati residui di cibo. In questo periodo le gengive possono apparire più gonfie e sanguinare facilmente mentre ci si lava i denti o ci si passa il filo interdentale. In questo caso è sufficiente rispettare le buone pratiche dell’igiene orale quotidiana e i sintomi si attenueranno con il decrescere dei livelli ormonali.
  • Mestruazioni Le gengive di una donna sono soggette anche al ciclo mestruale. Nei giorni precedenti il periodo mestruale l’aumento del livello di progesterone può provocare rossore, gonfiore, sanguinamento e la comparsa di afte nel cavo orale, sintomi di quella che si chiama gengivite mestruale. Anche in questo caso basta lavarsi i denti e passare il filo interdentale con attenzione, i sintomi diminuiranno a ciclo mestruale iniziato.
  • Gravidanza L’aumento del livello di progesterone è ancora una volta il colpevole nelle gengiviti da gravidanza, che possono svilupparsi nel secondo e terzo mese. In questo caso è consigliato vedere un dentista per una pulizia dei denti professionale, in particolare nel secondo trimestre per tenere i sintomi a bada. Dovesse presentarsi questo tipo di gengivite, i sintomi dovrebbero comunque scomparire attorno all’ottavo mese.
  • Contraccettivi orali La pillola anticoncezionale aumenta la possibilità di sviluppare malattie delle gengive per le stesse ragioni legate al progesterone descritte sopra.
  • Menopausa – Le donne in menopausa o in post menopausa potrebbero riscontrare qualche cambiamento nel comportamento del proprio cavo orale in risposta alla variazione dei livelli ormonali. Questo è molto più probabile per quelle donne che assumono supplementi progestinici. Una bassa percentuale di donne potrebbe sviluppare la cosiddetta gengivostomatite della menopausa, disturbo per cui le gengive appaiono secche o brillanti e il loro colore oscilla tra il rosso pallido e il rosso scuro. I sintomi possono anche includere un aumento della sensibilità al caldo e al freddo così come un anormale percezione dei gusti.

La parodontologia: un’eccellenza dello Studio Dentistico Calvi

Non sottovalutare nessuna delle condizioni sopra descritte e se stai affrontando uno dei periodi in questione assicurati di fissare un appuntamento nel nostro studio in Via Monte Acuto 59 a Foligno. La parodontologia è una delle nostre specialità, fai il nostro test sulla parodontite.


Pulizia delle tasche gengivali | Studio Dentistico Calvi

La pulizia delle tasche gengivali

Scaling e root planing sono le due procedure chiave della pulizia delle tasche gengivali: forse suonano un po’ minacciose ma sono molto efficaci e contribuiscono al benessere delle gengive e dei denti. Entrano in gioco quando i batteri nocivi della placca rischiano di danneggiare il tessuto gengivale e i denti stessi. Vediamo di che cosa si tratta.


Pulizia delle tasche gengivali: quando farla?

Quando la placca si accumula nell’area lungo e immediatamente sottostante la linea della gengiva nel punto in cui la gengiva comincia a recedere dal dente, la salute del tessuto gengivale e dei denti comincia a essere a rischio di patologie del cavo orale che possono addirittura portare alla perdita di uno o più denti. Ecco che in questo caso il dentista consiglia una pulizia delle tasche gengivali.
Lo scaling o pulizia sottogengivale è il primo trattamento indicato per contrastare queste patologie.

Quando il dentista nota sulle radici dentali uno strato danneggiato dalle tossine batteriche derivanti dalla placca può affiancare allo scaling la tecnica del root planing o levigatura radicolare. Questi strati sulle radici impediscono alle gengive di attaccarsi ai denti nel modo corretto e provocano anche la formazione di piccole tasche che rappresentano l’ambiente ideale per la proliferazione di quei batteri che causano le malattie parodontali.

Che cosa sono scaling e root planing?

In anestesia locale, lo scaling consiste nell’impiego di un particolare strumento a ultrasuoni chiamato ablatore in grado di rimuovere la placca e il tartaro dalla superficie dentale all’interno della tasca parodontale.

La levigatura radicolare o root planing consiste nella pulizia e levigatura delle superfici a livello delle radici dentali attraverso strumenti manuali detti curettes.

La pulizia delle tasche gengivali è dolorosa?

In anestesia locale, lo scaling consiste nell’impiego di un particolare strumento a ultrasuoni chiamato ablatore in grado di rimuovere la placca e il tartaro dalla superficie dentale all’interno della tasca parodontale.

La levigatura radicolare o root planing consiste nella pulizia e levigatura delle superfici a livello delle radici dentali attraverso strumenti manuali detti curettes.

La pulizia delle tasche gengivali allo Studio Dentistico Calvi

Affidandoti alla nostra pluriennale esperienza nell’ambito della parodontologia scaling e root planing non dovrai temere alcun fastidio derivante da questa procedura. Si tratta di un trattamento molto importante per prevenire quelle malattie delle gengive che possono causare danni gravi e irreparabili al cavo orale. In ottica di prevenzione ti basterà fissare almeno 2 visite l’anno per controllare costantemente lo stato di salute di denti e gengive. Lo Studio Dentistico Calvi si trova in Via Monte Acuto 59 a Foligno.


Dente che si muove | Studio dentistico Calvi

Dente che si muove: che cosa fare?

In età adulta un dente che si muove è sempre sintomo di un problema da risolvere tempestivamente. Se uno o più dei denti si muovono è necessario fissare una visita di controllo il più presto possibile per evitare di perdere il dente definitivamente.


Dente che si muove: le cause

Solitamente un dente che si muove è legato a due tipi di trauma che riguardano l’occlusione dentale, ovvero il modo in cui le due arcate vengono in contatto quando chiudiamo la bocca.
I due traumi sono:

  • il trauma occlusale primario, che avviene quando il parodonto (tessuto gengivale) sano subisce eccessive forze e pressioni legate alla masticazione. Spesso questo trauma è legato alla cattiva abitudine di digrignare i denti.
  • il trauma occlusale secondario, più comune del precedente. Avviene quando il tessuto gengivale e il tessuto osseo che supportano i denti sono indeboliti da una patologia gengivale. In questa condizione anche le normali forze esercitate durante la masticazione possono provocare seri danni alla parte di gengiva subito sopra il dente e quindi essere la causa del dente che si muove.

Dente che si muove: rimedi e trattamenti

Per evitare che un dente che si muove diventi un dente mancante, bisogna agire con prontezza in questo modo.

  1. Valutare e trattare qualsiasi tipo di patologia sotto traccia. Se la causa scatenante è un’infiammazione delle gengive, il nostro primo obiettivo è arrestarla in modo che non faccia ulteriori danni. La soluzione migliore è rimuovere la placca, una sottile pellicola batterica che è di norma la causa dell’infezione.
  2. Ridurre le forze esercitate durante la masticazione. Se i denti si muovono a causa di una masticazione troppo “aggressiva”, ci sono alcune cose che possiamo fare. La prima è rimodellare la superficie dei denti in modo che ricevano meno pressione durante la masticazione. Un altro approccio è quello di minimizzare l’effetto del digrignamento dei denti con uno speciale “bite” da indossare: si tratta di una mascherina in resina che impedisce ai denti di entrare in contatto tra loro e che si indossa solitamente di notte.
  3. Eseguire lo “splintaggio” dei denti. Lo splintaggio è una tecnica che permette di stabilizzare la posizione dei denti e si esegue fissando un filo metallico sulla superficie interna dei denti interessati. Normalmente si esegue questa tecnica dopo aver effettuato il trattamento della piorrea per mantenere stabili i denti. È un trattamento temporaneo per permettere al dente che si muove di stabilizzarsi.

Conclusioni

La parola d’ordine quando si tratta di un dente che si muove è la prontezza con cui si affronta il problema per evitare di perdere definitivamente il dente. Se cominci a percepire il primo accenno di movimento non esitare a fissare un appuntamento nel nostro studio in Via Monte Acuto 59 a Foligno.


Implantologia guidata | Studio dentistico Calvi

L’implantologia guidata: che cos’è e quando si usa

Che cos’è l’implantologia computer guidata? L’evoluzione tecnologica in ogni ambito progredisce a livello esponenziale negli ultimi anni e in campo odontoiatrico ne ha potuto beneficiare l’implantologia che vede nella chirurgia guidata un potente alleato per gli interventi di posizionamento degli impianti dentali. Conosciamola più da vicino.


Implantologia guidata: che cos’è?

L’implantologia guidata è una moderna tecnica per il posizionamento degli impianti dentali nei pazienti che soffrono di edentulia (mancanza di uno o più denti) o che si sono sottoposti a un’estrazione dentale. Con l’utilizzo di un software viene scannerizzato il cavo orale del paziente creandone un modello 3D su cui il dentista può pianificare l’intervento e pre-visualizzarlo.
Il principale punto di forza di questa tecnica è permette di realizzare l’intervento chirurgico esattamente come è stato programmato al computer.

Quando viene usata?

Se ti manca un dente o un dente rotto e seriamente danneggiato necessita di essere rimosso, la soluzione migliore è sempre ricorrere all’impianto dentale: questo perché l’impianto è il manufatto prostesico più simile al dente naturale e perché il suo posizionamento non coinvolge i denti adiacenti. È fondamentale che un impianto dentale sembri naturale sia a livello estetico e sia a livello funzionale (masticazione): per ottenere questo risultato il posizionamento deve essere perfetto.
L’implantologia computer guidata riduce drasticamente il rischio di errore umano contribuendo a pianificare la più sicura ed efficiente procedura con il miglior risultato estetico.
Inoltre l’implantologia guidata aiuta il dentista a sovrapporre l’abutment (l’elemento prostesico che connette la vite inserita nel tessuto osseo con la corona dentale visibile) e quindi a prevedere lo spazio necessario al posizionamento della corona.
Uno dei più grandi vantaggi per i dentisti che impiegano questa tecnica è la sicurezza dei risultati che si otterranno.

Come funziona?

Il primo step è condurre un esame orale del paziente: il cavo orale viene scannerizzato utilizzando la TAC 3D per assemblare il modello digitale della dentatura. La Tac Cone Beam (questo il nome della tecnologia) cattura informazioni cruciali come la posizione dei nervi sensoriali, la posizione del seno mascellare e altri punti anatomici di riferimento.
Questa simulazione viene poi mandata a dei centri specializzati che creano una “guida chirurgica” che viene usata per effettuare l’intervento senza incidere la gengiva: viene quindi posizionata la vite all’interno dei tessuti e poi, conseguentemente, la corona dentale visibile.
Grazie alla precisa pianificazione avvenuta prima dell’intervento, la procedura viene completata rapidamente.

I vantaggi dell’implantologia guidata

Ecco alcuni dei principali vantaggi di questa tecnica:

  • l’intervento di implantologia è preciso, sicuro e predicibile
  • la durata dell’intervento è minore
  • l’intervento è meno invasivo con riduzione del sanguinamento e del dolore
  • il periodo di recupero post intervento è minore
  • non è necessario tagliare le gengive per inserire gli impianti dentali

Implantologia guidata a Foligno

L’implantologia guidata è una delle specialità dello Studio Dentistico Calvi: se sei interessato a conoscerla più da vicino chiamaci o vienici a trovare in Via Monte Acuto 59 a Foligno.